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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
La Trinità: un dogma che può sembrare lontano e non toccare la vita. Invece è rivelazione del segreto del vivere, della sapienza sulla vita, sulla morte, sull'amore, e mi dice: in principio a tutto è il legame. Un solo Dio in tre persone: Dio non è in se stesso solitudine ma comunione, l'oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d'amore, reciprocità, scambio, incontro, famiglia, festa. Quando nell'«in principio» Dio dice: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza», l'immagine di cui parla non è quella del Creatore, non quella dello Spirito, né quella del Verbo eterno di Dio, ma è tutte queste cose insieme. L'uomo è creato a immagine della Trinità. E la relazione è il cuore dell'essenza di Dio e dell'uomo. Ecco perché la solitudine mi pesa e mi fa paura, perché è contro la mia natura. Ecco perché quando amo o trovo amicizia sto così bene, perché è secondo la mia vocazione. In principio a tutto sta un legame d'amore, che il Vangelo annuncia: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio». Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, pratico, forte: il verbo dare. Amare equivale a dare, il verbo delle mani che offrono. «Dio ha tanto amato», centro del Vangelo di Giovanni, che ha la definizione più folgorante di Dio: Dio è amore; che vuole portarci a confessare: noi abbiamo creduto all'amore che Dio ha per noi! Se mi domandano: tu cristiano a che cosa credi? La risposta spontanea è: credo in Dio Padre, in Gesù crocifisso e risorto, la Chiesa... Giovanni indica una risposta diversa: il cristiano crede all'amore. Noi abbiamo creduto all'amore: ogni uomo, ogni donna, anche il non credente può credere all'amore. Può fidarsi e affidarsi all'amore come sapienza del vivere. Se non c'è amore, nessuna cattedra può dire Dio, nessun pulpito. È lo stesso amore interno alla Trinità che da lì si espande, ci raggiunge, ci abbraccia e poi dilaga. Come legame delle vite. Dio ha tanto amato il mondo. Non solo l'uomo, è il mondo che è amato, la terra e gli animali e le piante e la creazione intera. E se Lui ha amato, anch'io devo amare questa terra, i suoi spazi, i suoi figli, il suo verde, i suoi fiori, la sua bellezza. Terra amata. La festa della Trinità è specchio del mio cuore profondo e del senso ultimo dell'universo. Incamminato verso un Padre che è la fonte della vita, verso un Figlio che mi innamora, verso uno Spirito che accende di comunione le mie solitudini, io mi sento piccolo e tuttavia abbracciato dal mistero. Piccolo ma abbracciato, come un bambino. Abbracciato dentro un vento in cui naviga l'intero creato e che ha nome comunione .
La festa di Pentecoste è stata festeggiata nella Parrocchia N.S. di Guadalupe del Cile, con la Professione Solenne del chierico Saúl Ahumada, nell’Ordine della Madre di Dio L’ Eucaristia è stata presiduta dal Rettore Generale, P. Francesco Petrillo, ed insieme ai confratelli religiosi, sacerdote, famiglia e fedeli. P. Francesco nell’omelia ha sottolineato ciò che porta con sé la Pentecoste, ed inoltre, come la consacrazione e anche un dono per la Chiesa. Al termine della liturgia, Saúl ha ringraziato tutti, e sopratutto Dio, per quel percorso che gli ha lasciato fare nell’Ordine della Madre di Dio.
14 giugno 2014
E’ uscito il periodico dell’Ordine della Madre”Notiziario OMD” numero 174. Su questo numero continua la riflessione spirituale sulla “Spezieria del Fondatore” a cura del P. Generale. Notizie dalle comunità in particolare l’apertura della nuova casa in Colombia. 13 giugno 2014
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Notiziario 174
On 31st May, on the feast of the visitation of Blessed Virgin Mary, novice brother Sagayaraj, made his Temporary profession into the hands of Fr. Lourdu Rajan, the delegate for India, in our formation community at Samayapuram, India. It was held in a Eucharistic celebration , participated by other fathers of the delegation, our missionary fathers in Indonesia and other fathers who have come for vacation from Italy to India, all of our seminarians and the family members of the novice. Fr.Delegate, in his homily, brought out Mary, as the ark of the New Covenant, brings nearer Jesus, the Redeemer, to the people whom she visits. A consecrated person needs this nearness of the Redeemer for his personal sanctification and his ministry of the salvation of souls. Then he went onto explain the rituals of profession and their meanings; the handing over the religious habit, which symbolizes the vows of poverty.obedience and chastity and giving of the Constitutions and rules, which is a handbook in his path to holiness and receiving the holy Rosary which reminds of our specific Marian Cult and which serves to remind that a Leonardian can't be without being a Marian.
2 giugno 2014
Il termine «forza» lega insieme, come un filo rosso, le tre letture: «Avrete forza dallo Spirito Santo» (prima lettura); «Possiate cogliere l'efficacia della sua forza» (seconda lettura); «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» ( Vangelo). Forza per vivere, energia per andare e ancora andare, potenza per nuove nascite: la mia vita dipende da una fonte che non viene mai meno; la mia esistenza è attraversata da una forza più grande di me, che non si esaurirà mai e che fa la vita più forte delle sue ferite . È il flusso di vita di Cristo, che viene come forza ascensionale verso più luminosa vita, che mi fa crescere a più libertà, a più consapevolezza, a più amore, fonte di nuove nascite per altri. L'Ascensione è una festa difficile: come si può far festa per uno che se ne va? Il Signore non è andato in una zona lontana del cosmo, ma nel profondo, non oltre le nubi ma oltre le forme: se prima era insieme con i discepoli, ora sarà dentro di loro. Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del tempo. Il mio cristianesimo è la certezza forte e inebriante che in tutti i giorni, in tutte le cose Cristo è presente, forza di ascensione del cosmo. Ascensione non è un percorso cosmico geografico ma è la navigazione spaziale del cuore che ti conduce dalla chiusura in te all'amore che abbraccia l'universo (Benedetto XVI). Gesù lascia sulla terra il quasi niente: un gruppetto di uomini impauriti e confusi, che dubitano ancora, sottolinea Matteo; un piccolo nucleo di donne coraggiose e fedeli. E a loro che dubitano ancora, a noi, alle nostre paure e infedeltà, affida il mondo. Li spinge a pensare in grande, a guardare lontano: il mondo è vostro. Gesù se ne va con un atto di enorme fiducia nell'uomo. Ha fiducia in me, più di quanta ne abbia io stesso. Sa che riuscirò a essere lievito e forse perfino fuoco; a contagiare di Spirito e di nascite chi mi è affidato. Ascensione è la festa del nostro destino - solo il Cristianesimo ha osato collocare un corpo d'uomo nella profondità di Dio (Romano Guardini) - che si intreccia con la nostra missione: «Battezzate e insegnate a vivere ciò che ho comandato». «Battezzare» non significa versare un po' d'acqua sul capo delle persone, ma immergere! Immergete ogni uomo in Dio, fatelo entrare, che si lasci sommergere dentro la vita di Dio, in quella linfa vitale. Insegnate a osservare. Che cosa ha comandato Cristo, se non l'amore? Il suo comando è: immergete l'uomo in Dio e insegnategli ad amare. A lasciarsi amare, prima, e poi a donare amore. Qui è tutto il Vangelo, tutto l'uomo. Fate questo, donando speranza e amorevolezza a tutte le creature, tutti i giorni, in tutti gli incontri.
Il programma musicale della Cantoria di Campitelli ha dedicato una serata alla “Musica dell’Anima” con una serie di esecuzioni di Chopen, Schumann e Brahms. Lunedì 26 maggio nella sala Baldini. I Brani sono stati eseguiti al pianoforte da Angela Picco e al Violoncello da Adriano Ancarani. La serata è stata presentata da Gaia Vazzoler. 27 maggio 2014
«Se mi amate...». Gesù chiede di dimorare in quel luogo da cui tutto ha origine, da cui tutto parte, in cui tutto si decide e che tutte le religioni chiamano «cuore». Entra nel mio luogo più importante e intimo, nel vero santuario della vita. Ma lo fa con estrema delicatezza, perché tutto si tiene alla prima parola: «se». «Se mi amate». Un punto di partenza così umile, così fragile, così libero, così fiducioso, così paziente: se. Nessuna minaccia, nessuna costrizione. Puoi accogliere o rifiutare, in piena libertà. Se ti fai lettore attento del Vangelo non potrai però sfuggire all'incantamento per Gesù uomo libero, parola liberante. «Se mi amate osserverete». La vera molla che spinge a compiere in pienezza un'opera è l'amore. L'esperienza quotidiana lo conferma: se c'è la scintilla dell'amore ogni atto si carica di una vibrazione profonda, di un calore nuovo, conosce una incisività insospettata. «Il Padre vi darà un altro Soccorritore e sarà con voi... presso di voi... in voi». In un crescendo mirabile Gesù usa tutte le preposizioni che dicono comunione. Dio vive in me, in me ha termine l'esodo di Dio. Se io penso al Signore non penso a qualcosa che ho incontrato in un libro, fosse pure il Vangelo, ma ad una storia che continua fino al presente e «non è ancora finita»: la storia della comunione con una persona viva, la storia del suo essere 'in' me. Le parole decisive del brano di Giovanni sono: Voi in me e io in voi. Sosto nella percezione di essere «in» Dio, immerso in Lui, tralcio nella madre vite, goccia nella sorgente, raggio nel sole, respiro nell'aria vitale. Allora ti carichi di una linfa', di un'acqua, di una fiamma che faranno della tua fede visione nuova, incantamento, fervore, poesia, testimonianza viva. «Non vi lascerò orfani». Orfano è parola legata all'esperienza della morte e della separazione, ma Gesù è enfasi della nascita e della comunione. Altri partiranno da altri presupposti, io riparto da Cristo e dal suo modo di liberare, di generare, di porre luce e cuore su ciò che nasce e mai su ciò che muore: amare è non morire. Lo ripete anche oggi: «Perché io vivo e voi vivrete». Piccola frase che rende conto della mia speranza. Io appartengo a un Dio vivo e Lui a me. E queste parole mi fanno dolce e fortissima compagnia: appartengo a un Dio vivo, amare è non morire.
Tutti noi sappiamo che la Nigeria è una grande paese nel quale molti contrasti si sono manifestati in questi ultimi tempi. Rapimenti di 240 ragazze, autobomba nelle piazze, persone che si fanno esplodere in Chiesa contro i cristiani. Sono pagine che fanno piangere ai nigeriani, ma anche a noi che con loro continuavamo la missione. Questo ha detto il P. Generale dell’Ordine della Madre di Dio in visita alla Nigeria. I constasti sono evidente. Da un lato si sono stragi e ferite, ma da un altro c’è pace e riconciliazione, come oggi hanno fatto i religiosi OMD in Nigeria con il loro seminario e con i fedeli. Abbiamo voluto celebrare la domenica V di Pasqua con la comunità, offrendo alla Chiesa i tre nuovi ministri, uno di Accolitato gli altri due di Lettorato, come segno di riconciliazione e di pace. Annunciare Cristo e servire l’altare del Signore, ha detto P. Francesco Petrillo, significano mettere una risorsa capace di spaccare ogni prepotenza e guerra. È Il Signore che ci da questa forza e ci fa capaci di continuare la missione pasquale che lui ha inaugurato. Un mondo nuovo del quale Cristo è la pietra d’angolo. La festa è stata partecipate da tutti, ma in particolare i bambini che oggi hanno fatto la loro festa e sono stati messi al centro del seminario. Nel pomeriggio il P. Generale ha fatto una visita alla scuola “ St. John Leonardi nursery primary and secondary school”, fatta costruire dell’Ordine della Madre di Dio con i proventi ricevuti dalla Conferenza Episcopale Italiana, grazie all’attenzione della EsseGiElle. Anche questa iniziativa, va in contrasto con quanto abbiamo detto della violenza e della soprafazione. Una scuola, che sarà inaugurata il 15 agosto, è una vittoria della pace e della voglia di mettere al centro i bambini contro ogni volontà di usarli per i loro sforzi i ribelli e i terroristi.
L’Ordine in Cile ha la gioia di festeggiare nel prossimo mese due celebrazioni importanti: La Professione Solenne del Chierico Saúl Ahumada il giorno di Pentecoste nella parrocchia N.S. di Guadalupe e l’ordinazione presbiterale dei diaconi: Javier e Claudio nella Solennità della Santissima Trinità nel Duomo di Rancagua da Mons. Alejandro Goic.
16 giugno 2014
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Invitacion ordenacion
Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fiducia. Sono le parole primarie del nostro rapporto con Dio e con la vita, quelle che devono venirci incontro appena aperti gli occhi, ogni mattina: scacciare la paura, avere fiducia. Avere fiducia (negli altri, nel mondo, nel futuro) è atto umano, umanissimo, vitale, che tende alla vita. Senza la fiducia non si può essere umani. Senza la fede in qualcuno non è possibile vivere. Io vivo perché mi fido. In questo atto umano la fede in Dio respira. Abbiate fede in me, io sono la via la verità e la vita. Tre parole immense. Che nessuna spiegazione può esaurire. Io sono la via: la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri. Sono la strada: davanti non si erge un muro o uno sbarramento, ma orizzonti aperti e una meta. Sono la strada che non si smarrisce. Shakespeare scrive «la vita è una favola sciocca recitata da un idiota sulla scena, piena di rumore e di furore, ma che non significa nulla». Con Gesù la favola senza senso diventa la storia più ambiziosa del mondo, il sogno più grandioso mai sognato, la conquista di amore e libertà, di bellezza e di comunione: con Dio, con il cosmo con l'uomo. Io sono la verità: non in una dottrina, in un libro, in una legge migliori delle altre, ma in un «io» sta la verità, in una vita, nella vita di Gesù, venuto a mostrarci il vero volto dell'uomo e di Dio. Il cristianesimo non è un sistema di pensiero o di riti, ma una storia e una vita (F. Mauriac). Io sono: verità disarmata è il suo muoversi libero, regale e amorevole tra le creature. Mai arrogante. La tenerezza invece, questa sorella della verità. La verità sono occhi e mani che ardono! (Ch. Bobin). Così è Gesù: accende occhi e mani. Io sono la vita. Che hai a che fare con me, Gesù di Nazareth? La risposta è una pretesa perfino eccessiva, perfino sconcertante: io faccio vivere. Parole enormi, davanti alle quali provo una vertigine. La mia vita si spiega con la vita di Dio. Nella mia esistenza più Dio equivale a più io . Più Vangelo entra nella mia vita più io sono vivo. Nel cuore, nella mente, nel corpo. E si oppone alla pulsione di morte, alla distruttività che nutriamo dentro di noi con le nostre paure, alla sterilità di una vita inutile. Infine interviene Filippo: «Mostraci il Padre, e ci basta». È bello che gli apostoli chiedano, che vogliano capire, come noi. Filippo, chi ha visto me ha visto il Padre. Guardi Gesù, guardi come vive, come ama, come accoglie, come muore, e capisci Dio e la vita.