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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
Dieci lebbrosi fermi a distanza; solo occhi e voce; mani neppure più capaci di accarezzare un figlio: Gesù, abbi pietà . E appena li vede (subito, senza aspettare un secondo di più, perché prova dolore per il dolore del mondo) dice: Andate dai sacerdoti. È finita la distanza. Andate. Siete già guariti, anche se ancora non lo vedete. Il futuro entra in noi molto prima che accada, entra con il primo passo, come un seme, come una profezia, entra in chi si alza e cammina per un anticipo di fiducia concesso a Dio e al proprio domani. Solo per questo anticipo di fiducia dato a ogni uomo, perfino al nemico, la nostra terra avrà un futuro. Si mettono in cammino, e la speranza è più forte dell'evidenza. Ma chi vuol stare con l'evidenza si rassegni ad essere solo il custode del passato. Si mettono in cammino e la strada è già guarigione. E mentre andavano furono guariti. Il cuore di questo racconto risiede però nell'ultima parola: la tua fede ti ha salvato. Il Vangelo è pieno di guariti, un lungo corteo gioioso che accompagna l'annuncio. Eppure quanti di questi guariti sono anche salvati? Nove dei lebbrosi guariti non tornano: si smarriscono nel turbine della loro felicità, dentro la salute, la famiglia, gli abbracci ritrovati. E Dio prova gioia per la loro gioia come all'inizio aveva provato dolore per il loro dolore. Non tornano anche perché ubbidiscono all'ordine di Gesù: andate dai sacerdoti. Ma Gesù voleva essere disubbidito, alle volte l'ubbidienza formale è un tradimento più profondo. «Talvolta bisogna andare contro la legge, per esserle fedeli in profondità» (Bonhoffer). Come fa Gesù con la legge del sabato. Uno solo torna, e passa da guarito a salvato. Ha intuito che il segreto non sta nella guarigione, ma nel Guaritore. È il Donatore che vuole raggiungere non i suoi doni, e poter sfiorare il suo oceano di pace e di fuoco, di vita che non viene meno. Nel lebbroso che torna importante non è l'atto di ringraziare, quasi che Dio fosse in cerca del nostro grazie, bisognoso di contraccambio; è salvo non perché paga il pedaggio della gratitudine, ma perché entra in comunione: con il proprio corpo, con i suoi, con il cielo, con Cristo: gli abbraccia i piedi e canta alla vita. I nove guariti trovano la salute; l'unico salvato trova la salute e un Dio che fa fiorire la vita in tutte le sue forme, che dona pelle di primavera ai lebbrosi, un Dio la cui gloria non sono i riti ma l'uomo vivente. Ritornare uomini, ritornare a Dio: sono queste le due tavole della legge ultima, i due movimenti essenziali d'ogni salvezza.
La solenne concelebrazione per la festività liturgica di San Giovanni Leonardi nella Chiesa di Campitelli è stata presieduta dall’Arcivescovo Giuseppe Sciacca, Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Con il P. Generale numerosi sacerdoti hanno voluto onorare il Santo che servì con instancabile amore la Chiesa ed ebbe una predilezione speciale per i sacerdoti e per i quali istituì l’Ordine della Madre di Dio e ideò il seminario di Propaganda Fide. Ha presenziato alla liturgia l’Archimandrita Simeone Catsinas rappresentante presso la Chiesa di San Teodoro al Palatino a Roma del Patriarcato di Costantinopoli. Durante l’omelia l’Arcivescovo Sciacca ha ricordato che il Leonardi fiorì fra i santi della riforma tridentina e ne fu instancabile protagonista. In lui: “Fu bruciante l’imperativo dell’annuncio integrale della verità evangelica”, ponendo la sua attenzione all’annunzio della “Dottrina che è splendore della verità”. Il santo lucchese: “Volle proclamare con la vita ciò che annunziava con amore”. In lui possiamo riconoscere una spiritualità “mariana e cristocentrica” cosichè, la sua preoccupazione non fu un “riformismo esteriore, ma un invita alla conversione interiore” nel quale manifestò “amore generoso filiale e creativo per la Chiesa, per il Papa, per i sacerdoti”.
10 Ottobre2013
“Rivedute da un Papa Clemente” e “Quelle vi bastano”. Sono parole del Leonardi quando idealmente consegnò le Costituzioni a tutti i suoi figli di ieri e di oggi. “Non una fredda legge moralistica, ma un incontro personale con Cristo”, ha affermato il P. Generale P. Francesco Petrillo durante la celebrazione delle Lodi davanti alle reliquie del Fondatore venerate nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli. Il nuovo testo approvato 25 anni fa con i riferimenti conciliari e le nuove direttive del Codice di Diritto Canonico, è stato rieditato con alcune correzioni approvate dai Capitoli Generali e ratificate dalla Congregazione dei Religiosi. Durante la celebrazione di chiusura dell’anno speciale in memoria delle Costituzioni che è servito a: “Rafforzare la fedeltà dei religiosi leonardini e come sprone per la vita futura”, il P. Generale ha simbolicamente consegnato a cinque religiosi: Italia, Cile, India, Nigeria e Indonesia, il nuovo testo perché giungesse nel giorno in cui la Chiesa celebra san Giovanni Leonardi, a tutti i religiosi dell’Ordine. 9 ottobre 2013
Celebrazioni di san Giovanni Leonardi in Indonesia così prega la Chiesa indonesiana il Santo fonadatore: “Allah Baba , sumber segala kebaikan, karena usaha Santo Yohanes Leonadri, imam-mu, kabar gebira diwartakan kepada banyak orang, Semoga berkat doa dan permohonannya iman yang benar tetap berkembang di mana-mana. Demi yesus kristus Tuhan dan pengantaraan kami” 9 ottobre 2013
Durante la celebrazione dei Primi vespri della solennità di San Giovanni Leonardi, L’Arcivescovo Farhat, ha ricordato, l’attualità del santo lucchese nella Chiesa odierna. In effetti: “Non cerca la Chiesa di oggi la riforma interiore e l’impegno di tutti i suoi figli laici per testimoniare il suo splendore? Tante furono le intuizioni di padre Leonardi per riformare la vita spirituale e sociale dei cristiani”. Con la sua genialità e lungimiranza insieme ai suoi sacerdoti divenne “lume di fiducia e maestro di speranza”. “Desideroso di riforma, pensava di iniziare dalla parte interiore dell’uomo per giungere più efficacemente alla riforma delle forme e delle strutture esteriori”. 9 ottobre 2013
“Alla vigilia della solennità di san Giovanni Leonardi mentre l’Anno delle Costituzioni sta concludendosi e si eleva a Dio un inno di ringraziamento per i doni ricevuti in questo anno di grazia. Chiediamogli la fedeltà agli impegni presi e invochiamolo perché continui a donarci quella osservanza creativa ed evangelica che il nostro santo Fondatore ci ha indicato come via sicura della santità e dell’assimilazione a Cristo, misura di tutte le cose”. Con queste parole il P. Generale l’8 ottobre alla vigilia della solennità liturgica di San Giovanni Leonardi ha scritto all’Ordine.
8 ottobre 2013
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Lettera P. Generale
Domenica 6 Ottobre è stata celebrata la festa del santo Foundatore San Giovanni Leonardi ad Amalagam, Casa di formazione di Madurai . La comunità si è ritrovata nella concelebrazione eucaristica serale insieme al Padre Delegato ed al Consiglio Durante la sua omelia P. Manohar ha ricordato le qualità del Fondatore quale Catechista ed Evangelizzatore. P. Beno Rettore della Comunità ha ringraziato tutti i presenti. Specialmente i tanti sacerdoti, religiousi e parrocchiani, professori ed amici. La celebrazione si è conclusa con un posto condiviso tra i presenti. 8 ottobre 2013
The fourth sitting of the on going formation took place on 6th October, 2013. The resource person focused on 'Relationship with others'. He explained with apt examples how we need to constantly move from co-dependence to independence, and from independence to interdependence. He also vividly explained, through a game, about the mind set which play a crucial role in building up or destroying a relationship. 8 ottobre 2013
Il benedettino Dom Laurence Freeman ha incontrato i gruppi romani del The World Community for Christian Meditetion nella Chiesa di Santa Maria in Campitelli domenica 6 ottobre. Il tema condiviso: “Il primo passo della felicità” la beatitudine dei poveri in spirito. Potrebbe sembrare paradossale, ma la tradizione cristiano ce lo dice: “Il silenzio e la solitudine sono elementi importanti della nostra esperienza di Dio”. Possiamo dire che: “La meditazione crea la comunità ed è proprio nella preghiera che si forma il corpo di Cristo”. Solo il paradosso cristiano può affermare che il silenzio e la solitudine generano la comunità. E’ questa è un’altra economia, non quella capitalista che lega la felicità dell’uomo al possesso e al dominio sull’altro. Ecco perché è necessario fare il primo passo della beatitudine evangelica: “Felici i poveri in spirito”.Tale povertà comporta i suoi due aspetti: esteriore ed interiore e trova la sua pienezza nella “condivisione”. In una società globalizzata dl possesso, il passo della povertà evangelica “ci chiede di non accumulare più di quanto abbiamo bisogno”. Spesso siamo “isole di benessere in un oceano di indifferenza”. Ora la felicità autentica non è quella economica, ma quella “che deriva dalle relazioni. E’ quando condividiamo che siamo persone felici, Tale condivisione è completa quando trascende noi stessi e la creazione e condividiamo lo stesso essere di Dio”. La pratica regolare della meditazione nella vita di uomini e donne - ha concluso Freeman: “E’una sfida che bisogna accettare e tale sfida ha la capacità in sé di cambiare la vita e ci fa entrare nel mistero della povertà”. La ripetizione nella meditazione di una semplice parola come Gesù, Abbà, Maranatha, ci educa a non possedere niente, a vivere la beatitudine della povertà e a verificare la verità della propria fede. 7 ottobre 2013
Il Concentus leonardino sabato 5 ottobre ha dato il via alle celebrazioni liturgiche di San Giovanni Leonardi. La forma oratoriale ha previsto la lettura di alcuni brani scelti tra i sermoni del santo e mottetti a voce sola di C.Monteverdi, A.Banchieri, F.Sances, G.Frescobaldi, A. Stradella. Un percorso nel seicento romano Le musiche sono state eseguite dall’Ensemble La Cantoria e dalla Cappella Musicale di Campitelli e dirette dal Maestro Vincenzo Di Betta, mentra ha dato voce al Leonardi il Dott. Nicolas Paccialoni. Il santo lucchese fu attento a favorire un dialogo profondo tra culto e musica. Intuì che i grandi temi della fede dovevano essere trasmessi attraverso quel “recitar cantando” che ebbe nell’oratorio la sua fioritura, un autentico dialogo tra arte e fede. Nella prima Biografia a noi trasmessa, scritta da Giuseppe Bonafede, si riportano stralci di alcune lettere inviate al santo lucchese dal Vescovo Giovan Battista Castelli di Rimini, visitatore apostolico, già segretario di San Carlo Borromeo; così il Castelli: “Scrivetemi tal’hora per quella via che vorrete, e fra tanto vi prego a mandarmi alcune laudi con il suo tono et particolarmente una nella quale vi sono certe parole, che dicono. Guidami tu etc.” (Bonafede, Ms. 170v) Siamo nel 1578 ed il Leonardi è prete da sei anni. Si tratta di quelle “laudi” che la prima comunità dei chierici leonardini cantava perché la fede fosse annunziata soprattutto ai più piccoli, come tra l’altro testimonia un altro stralcio: “Ho havuto la lettera che mi scrisse a Roma, poiché son tornato, e l’altra con la dottrina Christiana in versi, et ebbi le laudi, e la ringratio di buon cuore”; ed ancora: “Godo sommamente del frutto che fa la Dottrina Christiana” (Bonafede, Ms. 171r). Che questi versi fossero recitati e cantati dai ragazzi nell’oratorio lucchese si fa riferimento ancora in un’altra richiesta del Vescovo Castelli: “Se non vi fosse grave, vorria l’aria del canto delle sue laudi, non quelle in musica, ma quelle che cantano i ragazzi. Godo anche sommamente, che hyems transierit; così fanno tutte l’opere di Dio: e poiché si vede che Dio si serve di quell’oratorio per mandare genti alle religioni, potete star in viva speranza che per mano vostra s’abbi a fare gran bene” (Bonafede, Ms. 171v). Hyems transierit il titolo di un inno? o l’invito a sperare in Dio perché l’inverno Hyems delle prove del Leonardi sta per passare ed il canto ritorna come fa riferimento il Cantico dei Cantici: “L’inverno è passato, il tempo delle piogge è finito, se n’è andato; i fiori appaiono sulla terra, il tempo del cantare è giunto, e la voce della tortora si fa udire nelle nostre contrade” Ct 2,11-12. Purtroppo nella nostra contemporaneità complessa e globalizzata, assistiamo al divorzio tra culto e musica, tra fede e musica sancito, per certi versi, dalla secolarizzazione e dall’allontanamento radicale della società da ogni visione religiosa. L’impegno è, dunque, necessario e grave proprio per impedire quello che già nel VI secolo minacciava un originale scrittore cristiano come Cassiodoro che nelle sue Institutiones ammoniva: «Se continueremo a commettere ingiustizia, Dio ci lascerà senza la musica».
6 ottobre 2013