Da un Sermone nella Prima domenica di Quaresima (C. 425) Siamo suoi collaboratori ci dice l’apostolo Paolo (Cf. 2 Cor 6,1). Questa è celeste e divina dottrina. Tanto importante che oggi mi fa mettere da parte ogni altro discorso e prendere tale suggerimento che ci basterà per le feste di questa quaresima. Poiché tutti siamo chiamati all’ascolto della parola del Vangelo.
Ma, vediamo cosa ci vuole dire l’Apostolo con questa espressione: “collaboratori”. In primo luogo siamo chiamati a collaborare gli uni gli altri per la salvezza, come afferma l’autore dei Proverbi: Il Fratello che aiuta il fratello è come una roccaforte (Cf. Pr 18,19). Ma osserviamo ancora. Collaboratori nel senso di diventare ministri, secondo la missione affidata da Dio presso di voi di realizzare la sua parola (Cf. Col 1,25; 1Tess 3,2).
Ma chi è colui che può aiutare Dio? Forse egli ne ha bisogno? Dio si può aiutare non sostituendosi a lui, ma osservando i suoi comandi per questo Paolo ci esorta in nome di Dio […]. Chi dunque non starà attento? Chi non porrà questo insegnamento nel suo cuore? Paolo ci esorta a non accogliere invano la grazia di Dio (Cf. 2Cor 6,1). Questa grazia non ha bisogno di esortazione, essa è un dono che cambia il cuore.